Perdere non è mai bello, ovvio. Però magari in alcuni casi fa un po’ meno male. Non solo perché Odette Giuffrida ha comunque realizzato una bella impresa con l’argento nel judo, categoria 52 chili. Ma anche perché a vincere è stata Majlinda Kelmendi, portabandiera del Kosovo, stato che è per la prima volta ai Giochi olimpici.
Majlinda Kelmendi, però, non è ai Giochi per la prima volta. Era anche a Lodra 4 anni fa, ma in condizioni ben diverse. Fino a pochi giorni prima della cerimonia di apertura, infatti, avrebbe dovuto fare la stessa cosa che ha fatto quest’anno: la portabandiera del Kosovo, di cui era l’unica rappresentante. All’ultimo momento, però, fu deciso che non avrebbe potuto farlo. Rifiutò una offerta-lampo di cittadinanza dall’Azerbaigian e partecipò per l’Albania. «Ma non è un problema – disse – tutti sanno che io sono quella del Kosovo». Agli altri due kosovari presenti andò peggio: erano due tiratori e dovettero tornare a casa, perché la loro federazione internazionale, a differenza di quella del judo, non riconosceva il Kosovo.
La storia però inizia da lontano. Majlinda infatti era già ben conosciuta nel mondo del judo, nei campionati internazionali giovanili vinceva spesso o ci andava vicino. Ma era costretta a gareggiare o per l’Albania o con la sigla IJF (International Judo Federation) sul petto. Quando divenne campionessa del mondo juniores, però, sul podio fecero suonare l’inno del Kosovo “Europe”. Senza parole. Come l’inno, che ha solo musica. Era il 2009 e il Kosovo si era proclamanto indipendente da un anno. In quei giorni, ben prima che lo facesse l’Azerbaigian a Londra, non mancarono le offerte, anche milionarie, per prendere altre nazionalità. E lì fu determinante la digura del suo allenatore, Dirton “Toni” Kuka. Più volte campione jugoslavo di judo tra fine anni Ottanta e primi anni Novanta, nel 1992 gli fu negata la partecipazione a Barcellona 1992 perché tutti gli atleti kosovari vennero esclusi dalla squadra olimpica di quella che formalmente ancora si chiamava Jugoslavia ma che, nei fatti, era una Jugo-Serbia… Per questo la ferita di Londra fece molto male.
In questi quattro anni, però, ne sono successe di cose. Intanto il Kosovo è diventato uno stato indipendente. Lei è stata campionessa mondiale (nel 2013 proprio a Rio), due volte campionessa europea e nel 2014 è stata nominata miglior judoka al mondo (comprese tutte le categorie). Adesso è salita sul primo gradino di un podio dove l’argento va a un italiana e il bronzo (che nel judo si assegna ex aequo) a una russa e a una giaponese. Ci fosse stata una serba, il suo comitato olimpico le avrebbe impedito di salirci.