Ieri il football americano si è fermato per le Olimpiadi. I Baltimora Ravens hanno interrotto la partita di pre-season con i Carolina Panthers per vedere la gara di Michael Phelps, che è di Baltimora e loro tifoso. Non è però questa l’unica “presenza” del football americano alle Olimpiadi.
Capita spesso, ad esempio, di vedere giocatori di football eccellere in altri sport. Per praticare quello sport servono talenti atletici non comuni. Anzi, spesso gli allenatori di atletica si vedono sottrarre più di un ragazzo attratto da una lega, la NFL, la cui stagione però è relativamente breve. Cinque mesi, per chi si qualifica ai playoff. E nel resto del tempo nessuno vieta di cimentarsi in altri sport. Di solito, però, la NFL è lo sbocco finale. Almeno 40 atleti sono riusciti a partecipare ai Giochi olimpici e anche a giocare nella NFL. In quest’ordine. Solo uno, però, sta per fare il percorso contrario.
Jahvid Best, iscritto alle batterie dei 100 metri, sarà il primo ad approdare alle Olimpiadi dopo aver calcato i campi della NFL. Ma non correrà negli Stati Uniti, paese dove è nato, bensì per Santa Lucia, isola caraibica. Doppia cittadinanza, oltre che doppio sport. Una scelta non scontata, la sua, anche se sapeva di valere tanto. Al liceo era tra i miglior running back (devi essere veloce per prendere la palla e non farti placcare) ma già correva i 100 metri in 10”31 e i 200 metri in 20”65. Scelto al draft del 2009 dai Detroit Lions, nel 2011 ha iniziato ad avere problemi fisici. Due commozioni cerebrali lo allontanano progressivamente dai campi di gioco, finché non deve arrendersi. Con la “Concussion” non si scherza. Tanti giocatori di football devono smettere per evitare guai peggiori.
Jahvid però non si è arreso. Da maggio 2015, presa la nazionalità dello stato natale del padre, Santa Lucia, ha iniziato ad allenarsi seriamente fino a raggiungere il tempo minimo di qualificazione per Rio: 10”16. «Ed è solo l’inizio – ha detto alla NBC – Mi dedico alla corsa solo da due anni, posso restare ad alto livello a lungo. Due anni fa il sogno della mia vita si era spezzato. Ma ho perseverato, nonostante tutto, e oggi sono felice». Poi ha scritto su twitter: «Mai smettere di coltivare i sogni. Mai smettere di credere in se stesso». Alle interviste preferisce proprio twitter. E’ più veloce. Come lui.
Se vi è piaciuta questa storia, in “Olimpiche, storie immortali in cinque cerchi” ne trovate tante altre.