Dwight Eisenhower, presidente degli Stati Uniti dal 1953 al 1961, non correva per davvero come Bush o Carter, né per finta come Clinton. Ma era un grande sportivo. Sognava di giocare a baseball e una volta disse di considerare uno dei suoi più grandi fallimenti non essere riuscito a entrare nella squadra dell’accademia militare di West Point. Essendo però, appunto, un grande sportivo, era entrato in quella di football americano. Ed era un ottimo linebacker (i difensori più cattivi e temuti). La squadra è inserita nella “Big Ten”, la più antica conference collegiale inserita nella NCAA per quanto riguarda il football americano.
È una lega di alto livello, basti pensare che nella squadra di Carlisle, l’università che aveva lo scopo di americanizzare gli indiani, c’è anche Jim Thorpe. Proprio lui, “sentiero lucente” (questo è il nome che gli diedero nella riserva dell’Oklahoma dove era nato, in data incerta), che ha da poco vinto sia il decathlon sia il pentathlon alle Olimpiadi di Stoccolma ed è ancora oggi considerato il più grande atleta di sempre. Il 9 novembre 1912 Carlisle, che in 10 partite ha ottenuto 9 vittorie e un pareggio, gioca proprio a West Point. I soldati contro gli indiani. Non è mai una partita come le altre. Se ne parla da giorni, al campo arrivano quasi quattromila persone. «I cadetti – racconta Lars Anderson nel libro dedicato a quella partita – da tempo stanno provando una tattica per fermare Thorpe. Sanno che chi ci riuscirà diventerà famoso.
Dwight Eisenhower, texano biondo, è il prescelto. Lui e un altro linebacker uniranno le forze al momento opportuno per fermare Jim Thorpe. West Point segna subito, poi però con due touchdown Carlisle ribalta la situazione. Sul 14-6, Jim Thorpe va in touchdown con una corsa da 92 yard, ma la segnatura viene annullata a causa di un’infrazione di un compagno di squadra. «Ci riprovo», dice l’atleta più grande di sempre. È il momento. Al secondo tentativo, Eisenhower e il suo compagno di difesa si gettano su di lui, lo stringono nella loro morsa e lo gettano a terra, convinti di averlo escluso dalla partita, per come Thorpe si contorce dal dolore. Pochi secondi dopo, però, l’indiano si rialza. Terzo tentativo. Si replica. Il Quarterback di Carlisle consegna la palla a Thorpe, che va incontro ai due difensori, pronti a replicare lo stesso intervento. “Sentiero lucente”, però, fa una cosa molto semplice: si ferma all’improvviso, con un gesto che ad atleti normali causerebbe seri infortuni. I due difensori si scontrano tra di loro, finiscono a terra e vedono Thorpe correre tra di loro, indisturbato, verso la linea di meta. 21-6. Thorpe correrà ancora, lasciando ad altri l’onore del touchdown, e la partita finirà 27-6.
La squadra dei cadetti non aveva mai subito una sconfitta così umiliante, più nel gioco che nel punteggio. «Correvano da tutte le parti – racconta chi ha visto al partita – e all’inizio dell’azione ci voleva sempre un po’ per capire dove fosse il pallone. Provare a fermare Thorpe era inutile. Era compe provare ad afferrare un’ombra». Jim Thorpe chiuderà la stagione con una media di 198 yard corse a partita. Eisenhower, uscendo dal campo, si accorgerà di avere un ginocchio rotto e praticamente chiuderà lì la sua carriera nel football americano. La sua politica verso gli indiani, però, non cambierà: durante il suo mandato sancì la fine della sovranità tribale, impose il trasferimento di numerosi indiani nelle aree urbane e stabilì che l’applicazione delle leggi sulle riserve diventasse di competenza federale.
In un discorso pronunciato a fine mandato, nel 1961, disse: «Qui e là, ci sono alcune persone che sono estremamente dotate. Il mio ricordo va a Jim Thorpe. Non si è mai allenato in vita sua, ma era più forte di qualsiasi altro giocatore di football che abbia mai visto».
A Jim Thorpe furono tolte le medaglie vinte a Stoccolma perché si scoprì che aveva preso dei rimborsi per giocare a baseball, lo sport preferito di Eisenhower che poi il pellerossa continuò a praticare, ovviamente eccellendo. Alle Olimpiadi non si poteva andare se si era professionisti. Allo stesso modo, però, a West Point non si poteva essere ammessi se prima si erano guadagnati soldi con lo sport. Il codice d’onore dei cadetti parlava chiaro. Però quel “Wilson” Eisenhower che nel 1911 aveva giocato in una lega semprofessionistica di baseball a Junction City, in realtà si chiamava Dwight… «Non abbiamo prove del fatto che avesse ricevuto pagamenti», riferisce la biblioteca presidenziale. Se lo dicono loro…