La medaglia e la bambina. Da Daniele Garozzo a Liz McColgan

È una storia a lieto fine, quella della medaglia d’oro rubata sul treno a Daniele Garozzo, campione olimpico di fioretto a Rio. Una signora l’ha ritrovata in un cassonetto di Torino e ha informato l’atleta, che si trovava a Tokyo per una tappa di Coppa del Mondo, del ritrovamento. Chi l’aveva rubata, evidentemente, deve aver capito presto che il valore commerciale era praticamente nullo. E magari avrà pensato che sarebbe stato meglio non fare come il suo collega che rubò la medaglia d’oro vinta dal nuotatore australiano John Konrads a Roma 1960: mise in vendita il cimelio, ma la polizia intercettò l’operazione e ritrovò la medaglia.

a-carozzoLa letteratura dei trofei persi non manca. Roma 1960 ci regala un’altra similitudine con la vicenda di Garozzo: anche a Nino Benvenuti fu rubata la medaglia d’oro in treno. Mezzo secolo più tardi il Coni gli donò una copia identica. Dicono che Cassius Clay gettò in un fiume l’oro di Roma perché non gli era servito per non essere più discriminato per il colore della pelle. Ma è leggenda. Nel fiume Han, invece, finì l’oro di Davide Tizzano, membro del quattro di coppia italiano campione olimpico. Festeggiamenti eccessivi. Un sub (e sud) coreano il giorno dopo la ritrovò dopo molte immersioni. Ma si potrebbe andare avanti per molto. La Coppa Rimet fu rubata due volte e, dopo il secondo furto, trasformata in 1800 grammi di lingotti d’oro. Il presidente dell’Orizzonte Catania, squadrone di pallanuoto femminile, nel 2004 lasciò in auto la Coppa dei Campioni: rubarono l’auto e quindi il trofeo. Il patron del Torino scoprì che la Coppa Italia vinta nel 1943 era stata messa all’asta a sua insaputa. La coppa del Re vinta dal Real Madrid nel 2011 scivolò dalle mani di Sergio Ramos e finì sotto alle ruote del pullman da cui la stava mostrando ai tifosi. Addio a 15 chili d’argento. Certo, il Real di coppe ne ha tante. Come ne aveva Alberto Tomba, che una volta ne tirò una addosso a un paparazzo. Emmanuel Petit, invece, perse senza rammarico la medaglia del Mondiale di calcio 1998. «Certi oggetti non contano niente». E teniamo fuori quelli che vendono i loro cimeli per necessità.

La nostra preferita però – guarda caso – è una maratoneta. Una grandissima. Liz McColgan, 1619823argento olimpico a Seul ’88 e oro mondiale a Tokyo 1991 nei diecimila, vincitrice della maratona di New York nel 1991 e della maratona di Londra nel 1996. L’anno dopo, il 13 aprile 1997, questa fuoriclasse scozzese era prima sul The Mall, a poche centinaia di metri dal traguardo. Lì però fu raggiunta e superata dalla keniana Chepchumba, autrice di una progressione fantastica. Ed erano anni dove non era ancora scontata la vittoria di africani e africane (nella gara maschile vinse il portoghese Pinto, battendo allo sprint Stefano Baldini che firmò il primo dei suoi record italiani). A 32’20” di questo video potete vedere il drammatico arrivo della gara femminile.

Quella medaglia d’argento non aveva un bel sapore, per Liz. «Ho battuto il mio record personale, ma sono molto delusa» disse all’arrivo. Dove la prima a consolarla fu una bambina di 6 anni, che aveva corso nella stracittadina. «È venuta verso di me – ha raccontato Liz McColgan – e mi ha detto che avevo fatto una gara bellissima e che voleva premiarmi. Così mi ha regalato la sua medaglia di Paperino». Lei allora le mise al collo la sua medaglia d’argento.

Deve saperci fare, con i bambini, Liz. Corse per 5 miglia il giorno prima di partorire la prima dei suoi figli, Ellish. Ellish McColgan, finalista nei 5000 a Rio.

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