Il fratello è stato un gigante. Il fratello è Hugo Meisl, mitico allenatore del Wunderteam, la nazionale austriaca di calcio anni 20-30. Lo si potrebbe definire, senza neanche tanti passaggi logico-storici, il padre del calcio totale per il continente, ben prima dell’Ungheria di Puskas e dell’Ajax di Cruijff. Ma queste sono altre storie. Oggi parliamo di Wilhelm Meisl, Willy per gli amici e per noi, che non possiamo non sentirlo come amico. Perché è stato un grande personaggio (splendidamente tratteggiato su numeroquattordici.com), uno sportivo vero (calcio, nuoto, boxe, tennis, pallanuoto, dove fu anche nazionale austriaco) e perché fu il primo intellettuale del XX secolo grazie al quale si poté iniziare a parlare di letteratura sportiva.
Terminata la sua carriera, diventa un uomo di cultura. Si trasferisce a Berlino, dove frequenta il Romanisches Café. È il luogo dove s’incontrano scrittori, pittori, attori, registi, giornalisti e critici e dove aspiranti tali cercano di stabilire i primi contatti. Entrare nella cerchia non è semplice, perché gli intellettuali già affermati discutono e si scambiano conoscenze e pareri in una saletta riservata, per distinguersi dai talenti in erba che cercano di farsi notare. Tra i quali Willy, che attira l’attenzione della casa editrice Ullstein Verlag. Sarà inviato ai Giochi olimpici di Parigi 1924.
Ora, siccome la vita è anche l’arte degli incontri, quando s’incontrano i grandi succede per forza qualcosa di grande. Willy Meisl a Parigi è testimone delle imprese di Paavo Nurmi. Pensavate fosse un altro post sul calcio, eh? Invece è sulla corsa. Il finlandese volante (il cui padre si chiamava Johan, a proposito di calcio totale), che nel 1919 era il più veloce a marciare e correre tra i soldati pur avendo 7 chili di sabbia con sé e nel 1920 vinceva 3 ori olimpici, è al top della sua carriera. Vince i 1500 e, un’ora dopo, i 5000, sfiancando il connazionale Ritola e correndo con un cronometro in mano per essere sicuro di non andare troppo… veloce. Deve vincere anche i 3000 a squadre, la corsa campestre a squadre e l’individuale. Lì vince in un caldo estremo e stacca Ritola di un minuto e mezzo, mentre solo 15 concorrenti su 38 portano a termine la prova e molti finiscono in ospedale. “Il colpo di sole del Colombes”, così lo definisce Willy Meisl nella sua corrispondenza, che piace alla casa editrice al punto tale che il fratello di Hugo al ritorno a Berlino si ritrova il compenso raddoppiato.
Willy Meisl non abbandonerà più la saletta riservata del Romanisches Café e da quel momento in poi si comincerà a parlare di letteratura sportiva e gli editori sceglieranno sempre le penne più sopraffine a disposizione per gli eventi sportivi. Quattro anni dopo ad Amsterdam, mentre Paavo Nurmi completerà la sua collezione di 12 medaglie olimpiche (record insuperato nell’atletica leggera: Lewis si è fermato a 10 e Bolt per ora è a 9), Willy parteciperà alle competizioni dedicate alle arti (sezione lirica ed epica per lui, fratello d’arte) e pubblicherà il saggio “Lo sport al bivio”.
Willy sarà in pratica l’ufficio stampa della spedizione austriaca a Berlino 1936, diventerà anche membro del comitato olimpico britannico, collaborerà a vari rapporti ufficiali dei Giochi. Non abbandonerà mai il calcio e se pensate che definire Hugo Meisl il padre del calcio totale nel continente sia un’esagerazione, cercate di mettere le mani sul libro “Soccer revolution”. Pubblicato nel 1955, contiene le riflessioni sullo sviluppo del gioco del calcio maturate nei 30 anni precedenti, tra l’Austria di Sindelar e l’Ungheria di Puskas. Con uno sguardo a un futuro che sapranno cogliere in Olanda.
Ma, come detto, queste sono altre storie. Oggi quella di Willy Meisl, nato il 26 dicembre 1895, è la storia della nascita della letteratura sportiva nel XX secolo. Una storia nata a Berlino, al Romanisches Café. Quindi a Breitscheidplatz, dove pochi giorni fa un tir ha ucciso 12 persone che stavano al mercatino di Natale.
Pelosi ante litteram
Sempre avanti… oppure indietro???