I Can’t accept not trying. Una libreria, un libro, una dedica…

Grazie a “The Last Dance” stiamo riscoprendo per l’ennesima volta la storia dei Chicago Bulls e di Michael Jordan. Ne abbiamo parlato e ne riparleremo. Oggi però mi piace parlare di una storia a lui collegata che posso solo immaginare.

Nel 2012 ero a New York. Non a Brooklyn, dove è nato Michael Jordan, ma a Manhattan. Tra le cose che non si possono non vedere almeno una volta c’è la libreria Strand, che ospita circa 2 milioni di libri. Tra quelli usati, al piano di sotto, ce n’era uno piccolino che mi chiamava. Era “I can’t accept not trying”, uscito dopo il primo ritiro, in cui Jordan praticamente si racconta attraverso una serie di frasi motivazionali. La più celebre è quella che dà il titolo al libro. “Posso accettare la sconfitta, ma non posso accettare di non averci provato”.

Aprendolo, però, ho capito perché quel libro mi chiamava. C’era una dedica scritta a mano. Diceva così:

A mio figlio.
Sono molto orgoglioso dei tuoi traguardi durante i primi undici anni della tua vita. So che Dio ti ha donato molti talenti e capacità e spero che continuerai a ottenere il massimo dai tuoi doni.
Ricorda di lavorare duro, stare concentrato, essere un giocatore di squadra ed eccellere nei fondamentali. Queste cose e la benedizione di Dio ti aiuteranno a ottenere il massimo successo dai tuoi talenti e dalle tue capacità.
Continua ad essere un buon figlio e un fratello maggiore.
Ti voglio bene e sarò sempre lì ad aiutarti quando ne avrai bisogno.

Con amore,
Papà
(25 ottobre 1994)

Chissà perché il libro era finito lì, chissà quali sono i talenti di quel ragazzo nato il 25 ottobre 1983, mentre Jordan iniziava quello che ancora non sapeva sarebbe stato il suo ultimo anno a North Carolina. Chissà se ne ha tratto il massimo. Penso che di sicuro ci avrà provato.