Il corpo piegato in avanti, le braccia che sembrano ali, gli sci perfettamente in linea. In volo. Una bandiera a indicare il vento contrario, perché lui volava anche controvento. Così la statua in bronzo che si trova a Kongsberg, in Norvegia, rappresenta Birger Ruud. Saltatore con gli sci capace di volare contro il vento freddo, contro il vento degli avversari, contro il vento dell’odio. Celebrazione meritata, una statua, per chi ha saputo volare più in alto di tante bassezze umane e più in lungo di tanti avversari. Arrivava sempre davanti a tutti, grande campione nel salto con gli sci e celebrità nazionale in Norvegia. Lui come i fratelli Sigmund e Asbjorn, anche loro hanno portato vari allori alla Norvegia. Briger, però, era più bravo.
Ha vinto due medaglie d’oro nelle due edizioni dei Giochi invernali cui ha partecipato. A Lake Placid, quando aveva 21 anni, tutto il podio fu norvegese, con lui sul gradino più alto. A Garmisch nel 1936, versione sul ghiaccio della più celebre propaganda nazista di Berlino 1936, vinse ancora. In quella Germania che nel 1940 – in teoria anno olimpico – invase la Norvegia. Conseguenze sullo sport? Se vuoi gareggiare, devi aderire alle organizzazioni filo-naziste (più che di invasione, diciamo che in Norvegia si può parlare di “governo amico”, ma è una questione di forma). Ruud dice no, ma l’amore per il suo sport lo porta, nel 1943, a partecipare a una gara clandestina. Beccato, insieme al fratello Sigmund, e portato in un campo di concentramento a Grini. Ne esce un anno dopo e partecipa alla resistenza, un’altra vittoria, ma non l’ultima.
Nel 1948 tornano i Giochi olimpici invernali. Saint Moritz. Birger Ruud ha 36 anni ed è lì in qualità di assistente allenatore della squadra norvegese. L’età è avanzata e l’allenamento non è più quello di una volta. La voglia di saltare, però, è più forte di tutto. Era più forte dei divieti nazisti, è più forte dell’età. Il giorno prima della gara, per gioco, testa il trampolino. E tira fuori un salto molto più lungo dei ragazzi che allenava… Sì, il migliore era ancora lui. La sera, alle 22, il giovane Georg Thrane viene escluso e al suo posto viene schierato il vecchio Birger Ruud. Risultato: 226,2 piedi, misura che 15 anni prima sarebbe valsa l’oro ma che stavolta significa ben di più: medaglia d’argento, alle spalle del suo amico Petter Hugsted, compagno di prigionia.
Sì, la sua vittoria più bella è stata questa. Un secondo posto.