(Da Il Romanista del 25 febbraio 2018)
Katie Ledecky di ori olimpici ne ha 5, di mondiali addirittura 14. Fa tante gare, sì, ma “solo” in uno sport e “solo” nello stile libero. Dove le vince tutte. Ester Ledecka, invece, di ori olimpici ne ha “solo” due. Ma in due sport diversi, perché dopo il sorprendente trionfo nel SuperG – sci alpino – ieri ha vinto anche nel PGS, snowboard, lo sport che ha sempre praticato finché, due anni fa, ha deciso di cimentarsi a livello agonistico anche con due sci e non solo con la tavola. “Katie non è mia sorella – disse due anni fa Ester – ma vorrei che lo fosse perché è molto brava e tifo per lei ogni volta che la vedo in acqua, tifo come se fosse mia sorella”. Il tifo è ricambiato, perché già dopo la vittoria in SuperG dagli USA erano arrivati i complimenti della nuotatrice che si rivelò al mondo ai Giochi di Londra 2012 e che fu definita “la piccola Phelps”.
Il legame tra le due campionesse, peraltro, non è difficile da trovare. Sta in Repubblica Ceca. Jaromir Ledecky, nonno di Katie, nacque proprio lì prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 1947 diventando un economista a New York. Janek Ledecky è il papà di Ester ed è un famoso cantante. Pare che ora scriverà una canzone per la figlia biolimpionica e bisportiva. Bè, al funerale di Jaromir fu diffuso un brano tratto da un suo disco. Qualcuno in America ha scritto che sarebbero cugini di secondo grado, ma forse è semplicemente bello pensarlo. David Ledecky, papà di Katie, non conferma. Di sicuro quell’episodo indica quanto il legame con la Repubblica Ceca in casa Ledecky, quella di Katie, non si sia mai allentato. La domanda è: perché, però, una finisce in a e un’altra in ipsilon? Semplice, perché quando si emigra in America non è raro storpiare il cognome, “americanizzarlo”. Una vocale o consonante può essere stata trasformata da ipsilon ad a. Se vivesse in Repubblica Ceca, Katie si chiamerebbe Ledecka. “Facciamo il test del dna?” ha scritto qualche giorno fa a Ester. Chissà cosa ne uscirebbe fuori.
In famiglia comunque, più che la musica, di cui comunque Ester è grande appassionata (suona chitarra e pianoforte), c’è soprattutto lo sport, al di là della presunta parentela con la piccola Phelps. Cresciuta a Spindleryv Mlyn, vive a Praga, si allena tra Pec e il Colorado e in estate gioca a beach volley in Grecia. Il nonno Jan Klapac vinse due medaglie olimpiche con la Nazionale di hockey (argento a Grenoble 1968 e bronzo a Innsbruck 1964), la mamma Zuzana era una pattinatrice.
Solo due volte, nella storia dei Giochi invernali, era capitato che un atleta fosse olimpionico in due sport diversi nella stessa edizione. Il norvegese Thorleif Haug vinse nel fondo e nella combinata nordica a Chamonix 1924, Johan Groettumsbrsten replicò negli stessi sport a St Moritz 1928. Ester Ledecka ieri ha semplicemente rispettato il pronostico. Nella qualifica ha potuto sfruttare il tracciato rosso in tutte le sfide del tabellone, dagli ottavi fino alla finale dove ha battuto la tedesca Selina Joerg. Dopo la vittoria, tutti i tecnici cechi hanno girato i loro giubboni bianchi sfoggiando l’interno color oro.
Nella storia delle Olimpiadi invernali vi sono poi altri due atleti che sono riusciti a laurearsi campioni olimpici in due sport diversi, ma in edizioni differenti dei Giochi: si tratta del il finlandese Heikki Hasu (vincitore della combinata nordica a St. Moritz 1948 e della staffetta di sci di fondo ad Oslo 1952) e, in tempi più recenti, della sovietica Anfisa Reztsova (staffetta di sci di fondo a Calgary 1988 e sprint di biathlon ad Albertville 1992).