Carlo Airoldi, il maratoneta italiano rifiutato dalla Grecia. Aveva preso soldi, che non erano della UE.

Se fosse vivo, in Grecia ci arriverebbe lo stesso. Anche proveniendo dalla Lombardia, zona a rischio. Carlo Airoldi non sapeva come andarci, nel 1896, per partecipare alla prima edizione dei Giochi olimpici di Atene. Era deciso a correre la maratona e sicuro di vincerla. Atleticamente, sembra poter far tutto. Figlio di contadini, si arrangia con la corsa e varie dimostrazioni di forza. Si fa spaccare pietre sullo stomaco, corre contro Buffalo Bill, cavalli e bighe romane, ha vinto la Milano-Lecco e la Torino-Barcellona. Se vuole andare ad Atene, però, deve fare da solo, perché l’Italia non invia una squadra.

Fa da solo.

Con “La bicicletta”, nel senso del periodico che gli assicura supporto logistico in cambio di una corrispondenza, non certo perché ci vada su due ruote. Ci va a piedi. Secondo google maps da Origgio (Lombardia, quindi oggi lo rifiuterebbero) ad Atene, sono circa 2100 chilometri, ma con le strade di oggi. Parte il 28 febbraio 1896, programma 70 chilometri al giorno, passa da Austria e Impero Ottomano. Si prende qualsiasi intemperia, uccide tre lupi, a Dubrovnik gli viene consigliato di evitare l’Albania, priva di strade, e d’imbarcarsi su un piroscafo. Sbarca a Patrasso e da lì riprende a camminare fino ad Atene. I chilometri a piedi si riducono, sono “solo” 1338 alla fine.

La fine, però, dovrebbe essere l’inizio.

Il 31 marzo c’è la maratona. Al momento d’iscriversi, però, gli dicono di no. Ha vinto 2000 pesetas dopo la Torino-Barcellona e quindi va considerato un professionista. Nessuna pietà per il suo sforzo, nessuna considerazione per la popolarità che nel frattempo si è conquistato. I giornali greci lo esaltano e lo indicano come il favorito. Si muovono anche i politici italiani, spiegando che in Italia non c’è differenza di status tra dilettanti e professionisti, ma non serve a nulla. Potrà solo assistere lui, il favorito, alla vittoria del grego Spyridon Louis.

“Per un giovane che nulla possiede come me, all’infuori del coraggio, e che ha quasi la certezza di arrivare primo, è un bel dispiacere”.

I reali greci si commuovono gli offrono comunque un premio, che lui rifiuta. Non era né il Mes, né il recovery fund e lui non aveva alcun virus, anzi, era l’emblema della forza e della salute.

“Fui dilettante finora, dilettante povero. Non mendico oblazioni”.

Tornò in Italia, corse ancora, fu direttore della sua società di atletica, emigrò in Sudamerica dove morì nel 1929. Fosse vivo oggi, penserebbe che, in fondo, il primo italiano ad essere stato rifiutato dalla Grecia è stato lui. Per un premio mai interamente preso. Già, perché lui non intascò nemmeno tutte le 2000 pesetas di Barcellona. Dopo una incredibile sfida testa a testa con il marsigliese Ortègue, infatti, aveva tagliato il traguardo portando sulle spalle il proprio avversario. A un chilometro dall’arrivo il francese era crollato a terra, stremato. Airoldi era tornato indietro per caricarselo sulle spalle e tagliare il traguardo.

“Il primo sono io, il secondo è questo che ho sulla schiena”.

Airoldi non aveva diviso solo il traguardo con il rivale, ma anche il premio. Mille pesetas per uno, che erano servite per pagarsi il viaggio di ritorno e per rendere inutile il lungo viaggio fino ad Atene del primo italiano rifiutato dalla Grecia per aver preso soldi spagnoli e averli divisi con un francese. I greci comunque rifiutarono anche una greca, Stamatha Reviti, perché donna. La sua storia l’abbiamo raccontata in Olimpiche.

Curiosità:

Il falso mito dell’atleta greco dilettante, ripreso poi da De Coubertin, era un mito, appunto, falso. Nacque tutto da alcune errate ricostruzioni di Sir John Pentland Mahaffy e un altro paio di studiosi britannici. Anche gli atleti delle Olimpiadi antiche non erano dilettanti. La parola “Atleta” deriva da “Athlon”, che significa premio. Quindi, per definizione, chi gareggiava nel mondo greco competeva per la conquista di un traguardo non solo sportivo, ma tangibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *