Interessante intervento di Ian Thorpe in un podcast con Brett Hawke, allenatore australiano che vive negli Stati Uniti. “Potrei pentirmi di averlo detto, ma mi sarebbe piaciuto che Michael Phelps fosse stato un po’ più grande, quando gareggiavo. Ci saremmo sfidati. Avrei avuto qualcun altro lì”. In realtà Phelps ha “solo” tre anni in meno di Thorpe, ma tre anni sono tanti in uno sport come il nuoto, logorante tanto nel fisico quanto nella mente. Più nella mente, ne caso di Thorpe, che quando ha mollato non ha più saputo ricominciare. Phelps, invece, ha saputo sia mollare sia ripartire. Gli è stato comunque superiore, per longevità e duttilità, ma sarebbe comunque stato bellissimo vederli coetanei.
Thorpe…
…ha vinto il suo primo titolo mondiale a 15 anni, nel 1998. La sua carriera è praticamente finita a 21 anni, dopo Atene 2004. Abbastanza da dimenticare tutto ciò che è venuto dopo. Phelps ha vinto il primo oro iridato a 16 anni, nel 2001, ha smesso e ricominciato due volte, è arrivato fino a Rio 2016, 31 anni. Quello di Rio, che accetta di perdere e di soffrire, è quello che preferiamo, per inciso. Ha 28 medaglie olimpiche e 33 mondiali, in tre categorie diverse a parte le staffette (misti, farfalla, stile libero), oggi è difficile pensare che potrà mai esserci qualcuno così. Thorpe, per definizione di Bob Bowman, allenatore di Phelps, è stato “il migliore nello stile libero sulle medie distanze e il miglior staffettista”. Ma non è questo il punto, il paragone tra i due è naturalmente a favore di Phelps e non solo per la semplice conta degli allori.
Le differenze
Thorpe, come accennato, ha mollato prima nella testa e poi nel fisico. Lui stesso, nel podcast, ammette di non aver retto più la pressione. Phelps ha imparato fin da subito a non sentirla. Perché fin da subito gli fu fatto capire che non doveva pensare a Thorpe o ad altri avversari, a meno che non si trattasse di Mark Spitz. La “taglia” da un miliardo di dollari sui 7 ori in un’edizione dei Giochi gli fu messa già nel 2004, lui l’ha raggiunta nel 2008. Per natura, essendo fondamentalmente un “bambinone”, ha meno pensieri di Thorpe, e questo lo ha aiutato. Qualche volta, però, i due si sono incrociati.
La gara del secolo
Nei 200 misti ai Mondiali di Barcellona 2003, Phelps già batté l’australiano, con tanto di record del mondo. Thorpe fece il suo personale. Terzo fu Massimiliano Rosolino. Nel 2004 erano entrambi in vasca, ad Atene, nei 200 stile libero di più alto livello in tutta la storia del nuoto. C’erano anche Grant Hackett e Pieter van den Hoogenband. C’era anche Emiliano Brembilla, finì ottavo. “Rispettavo tantissimo Michael – dice Thorpe nel podcast – per ciò che stava facendo nei misti. Poi però ha iniziato a farlo anche nello stile libero”. Quel giorno, Thorpe batté van den Hoogenband e Phelps fu terzo. Il suo unico bronzo olimpico. Vinse sei ori, ad Atene, e per via di quella gara dovette spostare l’appuntamento con Spitz al 2008.
Stile libero
Phelps batté il record americano quel giorno. Quind diede il massimo. Semplicemente, gli altri due erano ancora un po’ più forti. Thorpe, tutto sommato, è ancora oggi il più forte “nelle medie distanze”. Sui 400 stile liber il suo record, stabilito nel 2002, è ancora oggi il secondo tempo più veloce della storia. Lo ha battuto solo Paul Biedermann, ma nel 2009 a Roma, con la tuta in poliuretano che oggi è vietata.
Strategia
Ecco, sullo stile libero, ciò che dice Thorpe va sempre ascoltato. “Oggi i 200 stile libero – dice – li nuotano tutti nel modo sbagliato. Non puoi nuotare controllato per 150 metri e poi sprintare. Limiti fatalmente il tempo che potresti fare. Bisogna aumentare la velocità nella parte precedente ed essere pronti a sopportare il dolore nell’ultima parte. Devi essere disposto ad affrontare il dolore che sta per esistere negli ultimi 50 metri”. Chissà se lo ascolteranno. I 200 misti di Tokyo 2020(1), con la squalifica di Sun Yang e l’imprevedibilità del lituano Danas Rapsys e del britannico Duncan Scott, sembrano oggi senza padrone.
Lo spunto…
….più interessante, comunque, resta quello sulla mancata sovrapposizione con Phelps. Che si può estendere a ogni altra disciplina individuale. Come sarebbe andata, se fossero stati coetanei Pete Sampras e Roger Federer, o Joe Louis e Rocky Marciano, o Jacques Anquetil ed Eddy Merckx (almeno nelle corse a tappe, nelle gare in linea non c’è dubbio)? Sarebbe stato bellissimo, come quando sono stati coetanei Halie Gebreselassie e Paul Tergat, Muhammad Alì e Joe Frazier, Bjorn Borg e John McEnroe. Di sicuro sarebbero diverse le rispettive bacheche, senza che per questo il valore di questi numeri uno ne potesse venire intaccato. Un problema, per chi non riesce a parlare di sport senza cercare per forza “il più grande di sempre” e/o chi lo fa facendo la conta degli allori, che peraltro renderebbe inutile guardare qualsiasi sport.
L’unica cosa certa, se Thorpe e Phelps fossero stati coetanei, è che Ryan Lochte avrebbe vinto di più. Ma non sarebbe comunque stato mai considerato superiore a Michael Phelps.