Prima dell’episodio 7, uno spin-off. La storia di LaBradford Smith, che il 19 marzo 1993 riesce a dominare Michael Jordan segnando 37 punti nella partita. La storia raccontata in “The Last Dance” era gà stata scoperta dal giornalista di “USA Today” Bruan Burwell. “Sono sicuro che non mi ha mai detto nulla. Mi invento spesso delle cose per motivarmi”, gli confessò il 23 anni dopo un episodio che, nell’immaginario collettivo, era ben diverso. Smith aveva detto “Nice game, Mike”, dopo averlo dominato. E Jordan aveva giurato che il giorno dopo, a Washington, avrebbe segnato nel primo tempo gli stessi punti realizzati da Smith durante la partita della sera prima. E, praticamente, lo fece. In risposta a una frase mai detta, a una provocazione mai fatta da un avversario.
Altre volte, invece, è stato vero.
Alcune raccontate in “The Last Dance”, altre no. Jordan fece il suo high-career a Cleveland, 69 punti, perché i tifosi locali applaudivano dopo un fallaccio di “Hot Rod” Williams che lo aveva messo a terra. “Questa gente la pagherà”, disse. E gliela fece pagare. Nella prima partita a Detroit dopo l’All Star Game del 1985, in cui, con la regia di Isiah Thomas, fu boicottato, ne mise 49. Quando, nel 1989, Rick Pitino disse che aveva finto di star male, il giorno dopo ne fece 47 contro i suoi Knicks. Sette anni dopo sulla panchina dei Knicks c’era Jeff Van Gundy. Diceva ai suoi giocatori di non parlargli, anche quando faceva l’amico. “E’ un assassino, vi vuole portare dove vuole lui e poi uccidervi”. Però MJ lo venne a sapere, gliene fece 44 e gli disse: “Imbroglia questi, nano”. Sempre nel 1996, Jerry Stackhouse dicharò che giocava solo uno contro uno ed era protetto dagli arbitri. Si giocava a Philadelphia e a fine terzo quarto Jordan ne aveva messi altri 44.
Si suppone che…
…nelle prossime puntate di “The Last Dance” si arriverà – finalmente – alle finali con gli Utah Jazz di John Stockton e Karl Malone. Due personaggi totalmente diversi che erano diventati una persona sola senza parlarsi quasi mai. Quelle poche cose che si dicevano, però, erano significative. Una volta Stockton fece anche un assist verbale a Malone. Gli disse che Armen Gilliam, ottimo giocatore degli Charlotte Hornets che nel 1999 sarebbe poi finito proprio a Salt Lake City (e che non può confermare perché è morto d’infato 9 anni fa), aveva dichiarato che era un sopravvalutato. Malone segnò 52 punti contro gli Hornets e poi scoprì che Stockton si era inventato tutto.
“Il postino non consegna mai di domenica”, disse Scottie Pippen dopo i due liberi decisivi sbagliati da Malone in gara 1 delle finali del 1997. Lo disse davvero. Dopo un paio di partite, successe una cosa. Siamo sicuri che “The Last Dance” ce la mostrerà.