Un rene, due braccia, tre polmoni. Così si potrebbe descrivere Isaquias Queiroz dos Santos, cioè colui che potrebbe essere la vera star dell’Olimpiade per il Brasile. Ciò che fu Livio Berruti per noi nel 1960 o Cathy Freeman per l’Australia nel 2000, ciò che avrebbe dovuto essere Xiang Liu per la Cina nel 2008. Il suo obiettivo è quello di vincere tre medaglie d’oro, cosa che non è mai riuscita ad alcun atleta brasiliano. Lui ci prova nella canoa-kayak: C1 1000 metri, C2 1000 metro e C1 200 metri, che gli sono valsi 2 ori e 1 argento ai campionati panamericani. Tre medaglie d’oro, come i tre polmoni.
I polmoni, naturalmente, sono due. Ma Isaquias ha perso un rene a 10 anni, in seguito alla caduta da un albero su cui si era arrampicato perché voleva vedere da vicino un serpente. “Un anno dopo – racconta ad AFP – ho inziato con la canoa-kayak. Nessuno pensava che potessi farcela, ero considerato un disabile. Invece ho dimostrato al mondo intero che non avevo alcun handicap. Anzi, dopo un po’ ho inziato, scherzando, a dire ai miei amici che durante l’operazione mi avevano tolto un rene e mi avevano inserito un polmone”. I “nemici”, o meglio gli avversari, invece, restavano semplicemente lì a chiedersi come facevano a perdere contro un avversario che aveva solo un rene. “Ma non ho nulla di diverso rispetto agli altri – dice lui – semplicemente, devo idratarmi di più”.
Ora ha le idee chiare: “Voglio vincere tre medaglie d’oro e fare ciò che non ha mai fatto nessuno nella storia dello sport brasiliano. Non sento la pressione”. Chissà se la sentirà sulla laguna Rodrigo de Freitas, così diverso dal fiume Contas, sulle cui rive è nato. A Ubaitaba, 450 chilmetri a sud di Salvador, Isquias e i suoi amici avevano la canoa come compagna di giochi fin dall’infanzia. Ubaitaba, tra l’altro, significa “Città delle canoe”. La canoa è un mezzo per divertirsi e andare a farsi il bagno nel fiume, ma poi diventa più che altro un divertimento fine a se stesso, anche perché l’acqua è spesso inquinata.
Vincere tre medaglie d’oro è difficile, anche se il calendario lo consentirebbe. Ma è ancor più difficile arrivare ad avere la possibilità di vincerle, per colui che per anni veniva chiamato “il senza rene”. Che peraltro non è mica solo caduto da un albero, nella sua vita. Una volta si è ribaltato con l’automobile (ma mai con la canoa), un’altra ancora è rimasto ustionato a causa di un incidente domestico, mentre si costruiva da solo la pagaia con legno e alluminio. Era già “no rim”, senza rene. Ora ha un remo. Oltre a due braccia, tre polmoni e, chissà, magari anche tre medaglie d’oro.