È morto due giorni fa, ma in quel giorno abbiamo preferito ricordare il compleanno di Larry Wright. Eppure, forse Larry Wright gli avrebbe volentieri lasciato la scena. Perché lui è stato uno dei pochi atleti ad avere il coraggio di fare qualcosa contro la discriminazione degli afroamericani, problema che Larry ha sempre sentito in maniera forse perfino eccessiva. Lui è Ralph Branca e il suo gesto è ben rappresentato nel film “42 – La vera storia di una leggenda americana”, uscito nel 2013 e firmato da Brian Helgeland. Il film racconta la vicenda di Jackie Robinson, il primo nero a giocare in una squadra professionistica nella storia dello sport americano.
Fu preso dai Brooklyn Dodgers (baseball), che lo avevano notato nelle partite della “Negro league”, il campionato riservato agli afroamericani. Lo presero sapendo di andare incontro a insulti e provocazione da parte di tifosi e giocatori avversari, cosa alla quale era pronto anche lui. Ma anche molti compagni di squadra non lo volevano e si rifiutarono di schierarsi con lui sulla linea di foul, nel giorno del suo esordio (15 aprile 1947). Lui invece non solo si schierò accanto a Robinson, ma il film lo mostra anche piuttosto impegnato a rispondere agli insulti riservati al suo compagno. Era figlio di un’ebrea, quindi di razzismo ne sapeva qualcosa. “Maledetto italiano!”, “Fottuto mangiaspaghetti!” gli urlano nel film, perché quel cognome, “Branca”, faceva chiaramente intendere che il padre era italiano.
“Morto Ralph Branca, simbolo dell’antirazzismo”. Così avremmo dovuto leggere due giorni fa. E invece no. Ralph Branca, infatti, è famoso per un altro episodio. Il 3 ottobre 1951, infatti, era il lanciatore dei Dodgers nella finale contro i New York Giants. Al nono inninng i Dodgers erano avanti 4-1. Branca prima subì il 4-2, poi, con uno strike e 2 ball, sparò un lancio tutto dritto contro Bobby Thomson. Che colpì la palla e la mandò fuori campo. C’erano due uomini in base. La partita finì 5-4 e i Giants vinsero le World Series.
Quella pallina non è mai più stata ritrovata, eppure è stata cercata anche dalla NASA e dall’FBI. L’episodio, però, non è mai stato dimenticato ed è ancora oggi considerato l’azione più famosa della storia del baseball. E non è mai stato dimenticato il protagonista “sbagliato”, Ralph Branca, che è diventato più famoso di Thomson, con il quale spesso si è ritrovato a raccontare l’episodio. Una condanna. Anzi, peggio. «Se ammazzi qualcuno, dopo vent’anni puoi chiedere la grazia: a me non è permesso», spiegava spesso Branca. Non ha perso neanche tanto tempo a spiegare che il segnale che fece al catcher (avrebbe tirato forte e dritto) fu intercettato irregolarmente dalla panchina dei Giants, per cui Thomson sapeva in anticipo che tipo di palla gli sarebbe arrivata. Il tempo è passato e se l’è portato via, pochi giorni dopo che uno dei suoi nipoti, nella casa di riposo dove stava per spegnersi, gli ha chiesto di raccontargli qualche storia delle sue vittorie. Chissà se gli avrà parlato di Jackie Robinson. Quella sì che fu una vittoria.
Due giorni fa, la notizia era: “Morto Ralph Branca, il più grande perdente della storia dello sport americano”.
Ognuno, secondo i propri criteri, decida se Ralph Branca è uno che ha vinto o uno che ha perso.