“Io ce la farò, perché io lavoro tutti i giorni per farcela”. Mi è sempre rimasta impressa quella frase pronunciata da Francesca Schiavone alla fine di una conferenza stampa dopo una partita persa contro Samantha Stosur in una delle (troppo) poche edizioni degli Internazionali d’Italia che ho potuto seguire da giornalista. Mi è rimasta impressa per tre motivi:
1) Non era la risposta a una domanda, nessuno le aveva chiesto “ce la farai?”
2) Non guardava in faccia nessuno, ma non aveva la testa bassa. Guardava davanti a sé.
3) Aveva totalmente cambiato il tono di voce rispetto al resto della conferenza, abbassandolo notevolmente.
Da sempre convinto che i campioni si vedono non da come vincono, ma da come perdono, questa immagine mi si è definitivamente scolpita nella testa quando, qualche anno dopo, Francesca Schiavone, che ieri ha annunciato il ritiro, ha vinto il Roland Garros battendo in finale proprio Samantha Stosur. C’era tutto il prima e il dopo, in quella conferenza. Cioè tutto ciò da cui era partita e che l’avrebbe portata a diventare la prima italiana a vincere uno Slam dopo Adriano Panatta, salendo anche al numero 4 del mondo. Ma i numeri contano poco, quelli li trovate ovunque, in questi giorni. Conta, nel momento in cui le luci si spengono sulla sua carriera, metterle su ciò che l’ha resa così speciale e credo si condensi in quel momento.
1) Lei ha sempre pensato “io ce la farò”, a prescindere da chi e quando potesse chiederglielo. Raccontano che da giovanissima dovevano portarla via a forza dal campo, che dopo le sconfitte diceva “Allora devo lavorare di più” ed è per questo che colei che Martina Navratilova ha definito “una delle tenniste con più talento degli ultimi anni”, è arrivata dove è arrivata: col lavoro, senza il quale il talento è niente. Se non è arrivata più lontano è solo per l’altezza.
2) Ha sempre guardato avanti, senza pensare a chi aveva di fronte. Sapeva esattamente dove voleva arrivare e ci è arrivata, non necessariamente senza guardare in faccia a nessuno perché nel tennis incontri talmente tanta gente che proprio non puoi permettertelo. Ma a volte ha veramente fatto tutto da sola, ottenendo risultati anche senza allenatore e studiando le avversarie su youtube (riusciva a farle giocar male come poche). Forse è per questo che oggi dice di voler allenare, perché ha già imparato a farlo su se stessa.
3) Abbassare il tono di voce per farsi sentire di più è un qualcosa che ha fatto più di una volta. Me lo fecero notare giornalisti ben più esperti di tennis tempo dopo quella volta in cui comunque ottenne quell’effetto, perché quella frase, “io ce la farò, perché io lavoro tutti i giorni per farcela”, la disse piano e la sentirono tutti. E se ti fai ascoltare abbassando la voce invece che alzandola, vuol dire che hai qualcosa di importante da dire. Di concreto, soprattutto.
Smette a 38 anni, è rimasta competitiva fino all’ultimo e ha sempre provato a dare il meglio di sé, anche quando, per via dell’età, l’asticella si abbassava. L’anno scorso ha vinto un torneo con due spicci di montepremi per i suoi standard, ma l’ha vinto. Il primo lo aveva vinto 10 anni prima, nel 2007, quando tutti contavano le sue finali perse. Era proprio l’anno di quella conferenza stampa post-sconfitta contro la Stosur, che avrebbe battuto nel giorno più bello della sua carriera a Parigi. Lei però non considera quella come la partita più bella della sua carriera, ma preferisce ricordare quando batté Serena Williams. Però, siccome da queste parti preferiamo – come detto – riconoscere i campioni non da come vincono ma da come perdono, probabilmente ciò per cui va ammirata di più è essere riuscita a tornare in finale al Roland Garros l’anno dopo averlo vinto, pur perdendo la finale contro Li Na. Fu un “traguardo” che fece meno rumore, ma lei è una di quelle che si fa sentire di più quando abbassa la voce. Che ha sempre pensato “io ce la farò” e che ha sempre guardato avanti. Probabilmente lo fa già oggi, mentre tutti noi guardiamo indietro alla sua fantastica carriera.
PS: Annunciando il ritiro, ha dichiarato: “Ce l’ho fatta”.