Addio Franco Sar, testimone del decathlon più bello a Roma 1960

E’ morto la scorsa notte nella sua casa di Monza il più grande decatleta italiano di sempre. Stiamo parlando di Franco Sar, che in carriera ha collezionato nove titoli nazionali, otto nel decathlon (ininterrottamente dal 1958 al 1965, con un primato personale di 7368 punti), e uno nell’asta (nel 1963), oltre a quindici presenze in Nazionale assoluta tra il 1959 e il 1966. Nel palmarès, anche ben nove primati italiani assoluti nel decathlon, e uno nell’asta. Se n’è andato a 84 anni. Lui che di anni ne aveva già 19 quando, in una gara tra amici sulla spiaggia di Punta Corru Mannu (Sar è sardo, nato in provincia di Oristano), fece 1 metro e 65 centimetri nel salto in alto. Ci prese gusto subito, dato che riusciva bene un po’ in tutte le discipline. Di qui, la scelta del decathlon, che un giorno ha spiegato così:

“Ecco la cosa che mi ha convinto a diventare decatleta: non temo la stanchezza. L’unica cosa che mi spaventa è il tempo che occorre per allenarsi, passando di specialità in specialità, senza trascurarne alcuna”.

La famiglia di Franco veniva dal nord-est, da un luogo che nel nome contiene una lunga e appassionante storia. Passian Schiavonesco. Zona di reclutamento degli sciavon, o “fanti de mar”. Mar, Sar. Fosse nato quattro secoli prima, probabilmente avrebbe combattuto a Lepanto.

Otto volte campione italiano, 9 record nazionali migliorati, un sesto posto ai Giochi di Roma che non fece scalpore tra la gente, ma che fu considerata dai tecnici una delle più grandi prestazioni di tutta la spedizione azzurra. “La più bella – scrisse il Corriere dello Sport – inattesa e lieta sorpresa di tutta l’Olimpiade atletica è stata forse per noi italiani la magnifica affermazione di Franco Sar nel decathlon”.

Iniziò male, con un 11″4 nei 100 m., un 6,69 nel lungo ed un 13,89 nel peso, misure che erano al di sotto del suo standard. Poi però saltò 1,80 in alto e corse i 400 in 51”3, chiudendo il primo giorno al dodicesimo posto. Strepitosa la sua seconda giornata: 14”7 nei 110hs, 49,58 nel disco per ritrovarsi addirittura quarto. Difficile mantenere quella posizione, ma grazie al 3,80 nell’asta – suo primato personale – al 55,74 nel giavellotto e al 4’49”2 nei 1500, chiuse a 7195 punti, sufficienti per il sesto posto e record italiano.

“Dopo la vittoria di Berruti, la prova di Sar è stata la più grande impresa dell’atletica italiana ai Giochi di Roma” (Alfredo Berra)

franco_sar_2Fu partecipe, quindi, della più bella gara di decathlon di sempre. Così è stata definita la gara di Roma 1960, grazie alla sfida all’ultimo punto tra Rafer Johnson (USA) e Yang Chuan-Kwang (Taiwan). Un duello straordinario per più di un motivo, che Franco Sar ha raccontato così: “Ho visto parecchie Olimpiadi, ma non ho mai visto una lotta tanto accanita fino all’ultima gara. Credo che quello di Roma sia stato il decathlon più entusiasmante e più forte della storia mondiale. Ricordo che Johnson e Yang, compagni di università e allenamento, non si rivolsero né uno sguardo né una parola durante quelle interminabili 26 ore, salvo poi abbracciarsi sorridenti dopo la fine dei 1500 metri. Ho saputo poi che avevano deciso di agire così per non condizionarsi a vicenda!”

La storia dell’amicizia tra Rafer Johnson e Yang Chuan-Kwang, di quello che accadde prima, durante e dopo quella straordinaria gara, è raccontata in “Olimpiche, storie immortali in cinque cerchi”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *